Nato in Sudafrica, l’artista William Kentridge ha lavorato come scrittore, regista, scenografo, burattinaio e attore. Dopo i 30 anni, ha iniziato a fondere le sue ambizioni teatrali con un nuovo interesse per la pittura e la creazione artistica. Nel corso di decenni di lavoro creativo, non si è più limitato al tipo di supporto artistico, ma ha cercato di comprendere il mondo e ridefinire varie storie storiche attraverso forme come film, performance, teatro, pittura, scultura, olio e grafica.
Durante il mese di marzo, il pubblico avrà l’opportunità di vedere la prima mostra personale di questo versatile artista a Hong Kong presso Hauser & Wirth intitolata “Il peso delle lacrime”. Il titolo della mostra è tratto da una nuova opera omonima, un trittico largo 6 metri che presenta un collage di mappe dell’Africa e documenti storici come sfondo, con silhouette di persone che avanzano in fila. La frase “Il peso delle lacrime” è apparsa più volte nelle opere di Kentridge, circolando e evolvendo costantemente.
Il silouette del personaggio nel “Tappeto di Colleoni” è un doge veneziano e mercenario del XV secolo. L’immagine del cavaliere riflette chiaramente la sua interpretazione dell’eroe maschile – basta mettere un uomo a cavallo, con una base sotto di lui, per mostrare la sua gloria e grandezza – insieme al crollo, alla decadenza e alla distruzione successivi di questi monumenti.
E “Tema” è assemblato con materiali lignei, non solo semplifica la forma, ma solleva anche dubbi sull’eroismo come il tappeto appeso “Colleoni” con l’immagine del cavallo.
Una delle sculture è un’interpretazione ingrandita dell’opera “Calligrafia” che include 40 piccole sculture in bronzo. Questi caratteri compongono insieme il vocabolario tridimensionale dell’artista. Inizialmente, queste immagini appaiono come tratti di penna e ritagli di carta sulla pagina di un dizionario. L’artista trasforma le immagini dei caratteri e dei simboli in sculture, esplorando diverse disposizioni e relazioni progressive sugli scaffali dei libri.
L’opera visiva “La profetessa” del 2020 riunisce molti personaggi, simboli e frasi che attraversano l’esposizione, lampeggiano tra le pagine che si girano e sono accompagnati da una colonna sonora potente. L’immagine del lavoratore riappare con la tecnica della cianotipia blu. Motivi di alberi, la profetessa danzante, pagine di libri cancellate, oggetti domestici e forme astratte sono intervallati da foglie disegnate a mano. Il testo del video è tratto da un libretto d’opera, che include versi poetici adattati da proverbi africani e dialoghi appositamente creati per l’opera.
“Alba verrà più volte prima dell’alba”, “Tutto è diverso dalla nostra immaginazione”, “Dove si trova la nostra speranza?”, “Non vedrai mai quella città” – Queste frasi appaiono e poi scompaiono, come se un profeta rispondesse alle nostre domande.
Tutti sono invitati a visitare la mostra per vedere come questo artista combina le proprie esperienze di vita e la conoscenza della storia per trasformarle in opere multimediali ricche di storie.
Immagine di origine e ulteriori informazioni: Hauser & Wirth